Una tata-fotografa

Sono certo che Vivian Maier non ha mai immaginato che il suo lavoro, anzi la sua grande passione, sarebbe stata valutata e giudicata importante solo dopo la sua morte. E’ la storia di molti artisti che producono opere nell’ombra spinti dal più nobile degli impulsi, la passione.
Ricordo la frase del mio professore di videoarte all’università “ Spesso il termine amatoriale viene utilizzato con una connotazione negativa, è importante sottolineare che l’amatore ama il mezzo più di quanto il professionista, ingabbiato da logiche di risultato e dalla soddisfazione della committenza, riesca a fare nella sua produzione”.
Anche Augusto Cantamessa, fotografo per passione e ingegnere di professione, ha detto qualcosa di analogo ai nostri allievi durante un workshop da me organizzato “La fotografia vera è quella che soddisfa voi stessi, non qualcun’altro.
Se scattate fotografie pensando a cosa ne penseranno altri, avete cominciato male”.
E’ forse questa genuinità a rendere il lavoro di Vivian Maier così magico ed autentico.
Americana di origine europea, fotografa per passione e bambinaia di professione era una donna solitaria che amava camminare per le strade di New York, Chicago, Parigi raccontandone il costume e la vita, cogliendo storie ed espressioni, dettagli e momenti del suo tempo con una particolare attenzione agli emarginati ed alle persone deboli.
I suoi scatti sono lo specchio di un animo sensibile, interessato ed appassionato ai propri simili, intimo e distaccato allo stesso tempo. Vivian Maier è morta in miseria nel 2009, ha sempre tenuto per sè le sue fotografie che sono rimaste nascoste fino alla sua scomparsa avvenuta nel 2007. John Maloof, appassionato di fotografia alla ricerca di materiale inedito per un libro, comprò per pochi dollari all’asta lo scatolone contenente le migliaia di immagini prodotte da Vivian Maier rimasto fino ad allora abbandonato in un vecchio appartamento di Chicago.
Scansionando i negativi Maloof si rese conto di aver scoperto una grande fotografa, da quel momento il nome di Vivian Maier è stato affiancato a quello dei grandi fotografi piú celebri come Doisneau, Elliott Erwitt o Henrì Cartier Bresson.
Una storia romantica dall’epilogo triste ricostruita dai tre ragazzi che Vivian aveva accudito in vita e che la descrivono come una donna problematica e misteriosa, appassionata di cinema europeo, simpatizzante socialista e femminista.
Questa vicenda mi ha fatto riflettere sull’importanza di ogni singolo attimo, di ogni vita umana che custodisce in sè un universo di intimità fatto di immagini, passioni, impressioni e momenti e su come la fotografia possa rendere eterni alcuni frammenti di questo mondo.
Per chi volesse conoscere meglio la sua difficile storia è disponibile a questo indirizzo web il documentario “Alla ricerca di Vivian Maier”:
http://www.rai5.rai.it/articoli/la-straordinaria-storia-di-vivian-maier-la-tata-fotografa-in-un-documentario/24764/default.aspx
Alcuni scatti di Vivian Maier, per approfondire la conoscenza del suo lavoro ti invito a visitare il sito web ufficiale a lei dedicato:
http://www.vivianmaier.com
Buona luce!
Alessandro